giovedì 15 aprile 2010

LIBERI DI DISTRUGGERE LA SCUOLA PUBBLICA
L'istruzione dopo 15 anni di Formigoni
Dopo 15 anni di governo Formigoni, possiamo affermare che in Lombardia c’è un sistematico tentativo di smantellamento della scuola pubblica per favorire quella privata.
Le scuole paritarie hanno un ruolo importante nel mondo dell’istruzione; sono un punto di riferimento per genitori, ragazzi, … specialmente quelle del mondo Cattolico, che sono maestre di vita oltre che di studio.
Sgomberato il campo da ogni attacco fine a se stesso verso la scuola alternativa a quella statale, urge impostare un ragionamento che porta ad una conclusione: la scuola pubblica deve essere rilanciata. In questi anni, abbiamo assistito a tagli orizzontali nei confronti dell’istruzione, il cui risultato è sotto gli occhi di tutti: scuole fatiscenti, istituti indebitati, didattica che va al rallentatore, …Alla luce di tutto ciò, perché regione Lombardia ha deciso di investire di più nella scuola privata anzi che in quella pubblica? Il 90% dei ragazzi frequenta scuole statali e vedono un investimento pro-capite di 3,3 euro contro i 478 euro, pro-capite, destinati agli studenti che non frequentano scuole statali. Noi capiamo che uno dei principi cardine del ciellino DOC sia la sussidiarietà orizzontale, ma ci pare che, come d'altronde nella sanità, stia diventando più un tentativo classista di creare una scuola di serie A ed elitaria contro una scuola di serie B per il resto della massa.
Un dei punti più controversi della politica Formigoniana è il buono scuola. E’ stato venduto come un tentativo di garantire a tutti, anche alle fasce meno abbienti, la libertà di scelta tra scuola pubblica e scuola privata. Sul principio potremmo anche essere d’accordo, ma non si può non sottolineare gli effetti distruttivi che questo meccanismo sta avendo. Nel 2001, anno in cui i fondi sono stati erogati per la prima volta, il buono scuola era di 30 milioni di euro, oggi è di 45 milioni (+ 50%); tutto questo a fronte di un aumento di soli 20 punti percentuali della popolazione studentesca della scuola paritaria. Come si spiega questa cosa? Semplice, il buono scuola oggi viene erogato urbi et orbi. Il 60% delle famiglie che ne traggono beneficio hanno un reddito medio alto (sopra i 45000 euro), le quali potrebbero mandare i figli in certe scuole, a prescindere dal sostegno che regione Lombardia da. Un altro aspetto, non di poco conto, è relativo alla metodologia adottata per selezionare le famiglie che hanno diritto al sussidio. In una qualsiasi scuola statale, per ottenere un aiuto economico, viene chiesto l’ISEE, ossia un indice che considera il reddito ed il patrimonio famigliare; per ottenere il buono scuola è sufficiente una auto dichiarazione e viene considerato un indice reddituale che blandamente determina chi ha i requisiti per ottenere il finanziamento (paradossalmente anche chi ha una casa in via Montenapoleone può averlo). Gli effetti, figli di questa politica perversa, sono quelli di una scuola pubblica a cui accedono le classi popolari ed una scuola privata che sta sempre più diventando il luogo di certe classi sociali, medio alte borghesi. In passato non era così..
Va riformato questo meccanismo, salvaguardandone gli aspetti positivi ed eliminando abusi e distorsioni.
Una via di uscita potrebbe essere la seguente: buono scuola solo per le famiglie con redditi medio bassi, maggiori controlli circa la reale necessità di un sussidio pubblico e con i soldi risparmiati un piani di investimenti a favore dell’edilizia scolastica pubblica.
La libertà di scelta va incoraggiata, occorre consapevolezza del ruolo cruciale che hanno le scuole private, ma va evidenziato che avere una scuola pubblica zoppa significa tagliare le gambe al futuro di questo paese.

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