sabato 8 agosto 2009

ERASMUS - MONTPELLIER

Appena tornato da Montpellier, Francia del Sud.
Dopo oltre nove mesi all'estero.
Naturalmente mi aspettavo una bella accoglienza. Mi aspettavo anche che tutti mi chiedessero com'era andata, sapevo bene che era parte del contratto, del gioco del partire e ritornare.
Quello che non mi aspettavo, è che mi chiedessero di scriverci un articolo, su questo Erasmus. La cosa mi ha fatto piacere, naturalmente.
Cosa vuol dire partire un anno. Significa rinunciare a molto per andare verso qualcosa di sostanzialmente sconosciuto. È inutile negarlo, può andare bene e può andare male. A me è andato bene, ma non è così per forza. Non intendo spaventare nessuno con questo, ovviamente; però se avete intenzione di partire, fatelo con entusiasmo ma senza perdere di vista il lato pratico della vicenda: gli esami da fare, le modalità di riconoscimento, la distanza, eccetera.
Partire un anno significa che al ritorno, i primi giorni, vi capiterà di continuo di sorprendervi a pensare (e a parlare, talvolta!) nella lingua del paese che vi ha accolto. Significa che probabilmente avrete le lacrime agli occhi quando dovrete salutare quelli che sono stati i vostri compagni di viaggio, sapendo bene che con tutta probabilità non rivedrete mai più la maggior parte di loro.
Non è una festa, la fine dell'Erasmus.
Quello che è una festa (nel senso letterale della parola) è l'intera esperienza all'estero. Sia che stiate con gli studenti “autoctoni”, sia che frequentiate maggiormente gli studenti in mobilità internazionale come voi, imparerete una lingua quasi alla perfezione, e lo farete soprattutto a feste e banchetti di tutti i tipi. In locali, appartamenti, stabili abbandonati o se il tempo è clemente in piazze o parchi. All'incirca tutte le sere per quasi trecento giorni, vi assicuro che alla fine avrete voglia di star a giocare a briscola (antico gioco di carte di tradizione emiliano lombarda) con famiglia e fratelli.
Se decidete di partire, il momento più delicato, quello su cui si gioca tutto, è la scelta della destinazione. Non è banale, e non è affatto conveniente scegliere semplicemente in base ai propri appetiti di divertimento. Tanto vi divertirete talmente in ogni caso che non ne potrete davvero più e implorerete talvolta serata pacifica di tregua, vi assicuro. Ma è fondamentale che scegliate una destinazione dove possiate anche avere molti esami da farvi riconoscere. Dove sapete che l'università è ben organizzata e vi accoglierà con piacere. Non è scontato, tutto questo; ed è il grande pericolo dell'Erasmus, di tornare poi magari dopo un anno con un solo esame valido e l'anno accademico da rifare. Questo dovete evitarlo a tutti i costi, anche perchè passare il tempo nell'università che vi accoglie, frequentare le lezioni e magari chiacchierare un po' coi professori o gli studenti (generalmente sono entrambi bendisposti) ha molteplici lati positivi.
Donerete alle vostre prestazioni linguistiche una dimensione più tecnica, più specialistica, che è fondamentale in ambito universitario e professionale è in fondo la differenza tra parlare soltanto una lingua e conoscerla. Non andrete molto lontano presentandovi agli esami parlando slangs locali, ed inoltre questo tipo di lingua parlata evolve troppo rapidamente per rappresentare una nozione stabile e quindi una conoscenza di valore. Fra dieci anni non vi capirebbe più nessuno.
Avrete modo di confrontarvi con sistemi universitari spesso radicalmente differenti, nel bene e nel male. E vi posso assicurare che per quanto i sistemi universitari europei possano presentare elementi positivi nella didattica che da noi mancano, tornerete a casa apprezzando di più la solidità del sistema universitario italiano. Le basi teoriche (e non solo) che riceviamo, fin dal liceo, sono sovente di qualità eccezionale in confronto agli altri paesi; Proprio per questo ad ascoltare l'operato di certi baldi Figuri Governativi c'è da sentire contorcersi le budella; più si resta all'estero, più ci si confronta con studenti provenienti da tutta Europa, più ci si rende conto che con ogni probabilità, pur senza essere perfetto, il nostro sistema di licei e università (almeno per quel che riguarda le università umanistiche) è veramente il migliore. Il che non è in opposizione con “migliorabile”, ovviamente.
Altra ragione per stare in università: pur se a mio avviso peggiori che quelle italiane, le università estere hanno i loro punti di eccellenza. Magari nell'organizzazione dei corsi, o nel metodo che utilizzano per affiancare alla teoria aspetti pratici, fase dolente della cultura accademica nostrana.
Da queste opportunità prendete tutto quel che potete. Farà bene a voi, perchè non avrete probabilmente mai più la stessa occasione; e farà bene al vostro paese, perchè se mai avrete la responsabilità di dover decidere, o consigliare, o anche solamente esprimere un voto riguardante il miglioramento delle università, vi ricorderete di quel che avete vissuto; saprete cosa difendere, e cosa migliorare.
Guardate a casa, di tanto in tanto. Con i giornali On-line, con la radio o altri mezzi.
Vedrete il vostro paese come è veramente. Semplificato, nudo. Ne smaschererete gli inganni le furbate, le piccole truccaggini provinciali che prima vi sfuggivano o parevano complesse.
Allontanandosi dall'obiettivo, rimangono solo le forme generali, le linee di contorno. Avrete un'occasione unica per osservare lo Stivale nella sua interezza, positiva e negativa, lontano dai cicaleggianti orditi dei trafficanti di sogni. Farà bene a voi che partite e cambierà senza dubbio per sempre il vostro rapporto con l'Homo Italicus, con tutti i suoi difetti meschini e le sue immense qualità; E questa vostra rinnovata comprensione, farà altrettanto bene al Sistema Italia che mai come oggi ha bisogno di gente preparata,che ne comprenda i limiti e le potenzialità e che abbia il coraggio di spendersi ancora per un paese migliore.

Un giudizio finale? Erasmus significa rischiare. Significa abbandonare due volte una vita, una quando partite, una quando tornate. Significa vedere tutto sotto un'altra prospettiva, e dare sfogo talvolta alle vostre più insensate voglie. Significa divertirvi fino allo svenimento e imparare moltissimo su questa nostra nuova nazione, L'Europa, e le sue vecchie componenti. Significa talvolta soffrire la distanza o l'addio, e tornare a casa con un mucchio di cose da raccontare, magari per scriverci un articolo. Significa molto sul vostro curriculum, e significa che non sarete più in grado di pensare con la stessa confortante limitatezza che avevate prima. Vi obbliga a farvi domande, e a rispondere.
Erasmus significa infine tornare, e trasmettere. Perchè non riuscirete affatto a tenere per voi tutto quel che avete vissuto. Nel bene, e nel male.


Postscriptum sentimentale, per tutti coloro che credono di poter partire con una storia stabile alle spalle. Vi dico: State attenti. Per quanto stabile, importante, forte possa essere la vostra relazione, per quanto innamorati crediate di essere, l'Erasmus vi metterà a dura prova. Dovrete essere entrambi molto responsabili, entrambi veramente dediti al reciproco benessere, per passarla indenni. È proprio una di quelle classiche situazioni che quando ti cascano addosso puoi solo affermare “se non uccide, fortifica”. Ma se partite con una relazione importante, fatevi in quattro per mantenerla e assicuratevi che il partner faccia altrettanto, sennò poi vi piangerete addosso per quel che avete perso. Da questo punto di vista, potrete avere molte soddisfazioni in un anno all'estero, ma non creerete con ogni probabilità rapporti profondi. Curate l'Amore, se l'avete, perchè l'Erasmus è spesso il contrario, tutti prendono senza dare altrettanto, sapendo bene che si vive in un sistema di relazioni “a tempo determinato”.

E se vi capita l'eccezione, credeteci con tutto il cuore.

Francesco Nicoli

2 commenti:

  1. Una delle cose più belle che abbia mai letto. Tra un po parto anch'io per Montpellier.

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  2. ciao ragazzi io sono Laura , studio economia, e l'anno prossimo andrò a Montpellier.
    Volevo chiedervi un po di info.

    voi in che università siete stati?
    francesco mi potresti raccontare qualcosa in piu sulla vita a montpellier.

    grazie mille
    Laura

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