
Il tema dell’immigrazione viene ormai usato e abusato in ogni sua forma, tuttavia sembra sfuggire un lato di questo fenomeno: l’integrazione.
Se le risposte al problema sicurezza possono essere semplificate e radicalizzate nella persecuzione del crimine, quelle all’integrazione sono e restano complesse. A riguardo vorrei approfondire un caso che apre nuove prospettive e possibilità.
A Casalpusterlengo, nella provincia di Lodi, è stata creata la Consulta degli immigrati. La consulta è un organismo nato su volontà e con il voto del Consiglio comunale con l’obiettivo di realizzare attività volte all’integrazione (nel paese in considerazione gli immigrati sono 1800 su 150000 abitanti). Parte di questa Consulta sono il sindaco, l’assessore alle politiche sociali, rappresentanti del volontariato e delle comunità immigrate. Finora le attività svolte sono state rivolte alle scuole medie e agli oratori per coinvolgere i bambini e i ragazzi più giovani attraverso spettacoli e partite di calcetto; è inoltre in programma una rassegna gastronomica culturale. Queste attività sono riuscite a coinvolgere i giovani e parte delle loro famiglie, ma è risultato molto difficile coinvolgere gli adulti, soprattutto gli uomini. La questione non è però così semplice, come spiega Abdoulaye Mbodj, Presidente della Consulta e studente di Giurisprudenza all’Università Cattolica di Piacenza: i problemi nascono da una reciproca sensazione di pregiudizio nonché dalla volontà di alcuni immigrati di non integrarsi negando il coinvolgimento alle attività. Il progetto si basa sulla reciproca conoscenza, per cui è necessario avere luoghi in cui ritrovarsi ricordando che è fondamentale unire la legalità e l’integrazione per coinvolgere gli immigrati e renderli partecipi e responsabili.
Partendo da una realtà minore questo progetto apre nuove prospettive all’integrazione perché mette in primo piano la reciproca conoscenza senza dimenticare l’importanza dell’assunzione di responsabilità da ambo i lati. Nonostante il crescente interesse alle politiche di sicurezza e di legalità relazionate all’immigrazione per ora questo progetto ha avuto poca risonanza e poche repliche. È soprattutto particolare la totale assenza nelle grandi città di tentativi di organizzare la partecipazione della popolazione immigrata per cercare di coinvolgerli nella vita pubblica e di promuovere la conoscenza reciproca per evitare facili pregiudizi e fraintendimenti.
Alessandra Gatti
Nessun commento:
Posta un commento