giovedì 8 gennaio 2009

Eutanasia: scelta liberale

Vorrei fare una domanda a tutti coloro che, come me, professano una religione, qualunque essa sia. Ipotizziamo che si instauri un governo ateo e che questo governo venga da voi e vi dica: dal momento che ciò in cui credete non esiste, tutti i vostri riti sono soppressi. Che cosa direste? Direste: questo governo viola i miei diritti, le mie libertà, è vergognoso.
Il vostro ragionamento non farebbe una sbavatura.

Bene, ora mettiamoci nei panni di un ateo. Ipotizziamo che questi – che per definizione non crede nell'Onnipotente – chieda l'eutanasia e che gli venga risposto: la vita è un dono di Dio, appartiene a Lui, e tu non puoi avere ciò che chiedi.
Che cosa l'ateo dovrebbe rispondere?

Io ritengo che nella vita di una persona si debbano distinguere due sfere: una privata e una pubblica. La sfera pubblica è quella in cui agiscono società e stato; nella sfera privata la sovranità appartiene all'individuo. Ogni individuo deve rispettare una regola fondamentale: non danneggiare gli altri. Ma per quanto riguarda i fatti personali – preciso: tutto ciò che rientra nella sfera privata della persona – l'individuo deve avere piena libertà di scelta. È questo il caso dell'eutanasia.

Il Papa condanna l'eutanasia e il diritto a morire. È giusto che sia così. Dice quello che pensa. È la guida dei cattolici e prendere una posizione non è solo un suo diritto, ma è anche un suo preciso dovere. Che cosa sarebbe il Pontefice se rifiutasse di esprimere la propria opinione in merito? Il punto è questo: il Papa deve essere rispettato e ascoltato, ma è, e deve essere, solo la guida dei cattolici e non dell'umanità intera.

L'Italia, invece, è uno stato laico: è suo preciso compito tutelare i diritti, le opinioni e le libertà di tutti coloro che sono discordi con le argomentazioni della maggioranza, anche qualora questi rappresentino una minoranza insignificante.

Ora ammettiamo per un momento che il diritto a morire sia fuori discussione. Esiste allora il dovere di soffrire? Si può obbligare una persona a soffrire per un principio o un ideale che forse non condivide? Si può non tenere conto dei suoi desideri, come se fosse soggetta a infermità mentale? Io credo che in certi casi concedere l'eutanasia sia dimostrazione di pietà e solidarietà. Senza dimenticare che in tutte le religioni cristiane esiste il libero arbitrio.

Più o meno centocinquant'anni fa John Stuart Mill, tra le altre cose, scriveva: - l'opinione della maggioranza dominante, imposta come legge alla minoranza in questioni di condotta strettamente personale, ha uguali probabilità di essere giusta o sbagliata - (Tratto da Sulla libertà).
Mill era liberale, rispettato da tutti, membro eletto del parlamento inglese, rettore dell'Università St. Andrews: Bobbio l'ha definito l'abc del pensiero liberale. Io credo che si debba ripartire da qui.

Andrea Riccardi

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